Mi è capitato di vedere un video che parlava del legame della mente col cibo. Il medico intervistato spiegava come la mente influisca sul peso. Come i pensieri siano la chiave motrice del cambiamento e del perché si ingrassa e si dimagrisce oltre il puro calcolo calorico.
Una donna chiedeva al medico: <<Perché io nonostante abbia una famiglia unita, un marito che mi ama, dei figli meravigliosi, un lavoro soddisfacente che mi permette di essere autonoma, tante volte mi sento triste. Di una tristezza inaudita, da trovare come unico conforto l’ aprire lo sportello del frigorifero e mangiare tutto quello che trovo all’ interno, abbuffandomi e ritrovandomi più triste di prima?>>
La risposta è stata incredibile. Il medico sosteneva che la mente tante volte non si ritrova in quella realtà. Che c’è tanto troppo altro, che noi siamo tanto altro. Che la quotidianità, seppur perfetta, non porta alla felicità estrema. Che la ricerca in realtà non è arrivare a quella felicità tramite la quiete, ma che l ‘uomo ha bisogno del caos.
Il caos è una benedizione perché rimescola tutte le carte e porta dietro di sè meccanismi fatti di sensazioni diverse, tutte fondamentali per la nostra sopravvivenza: gioia, paura, ansia, entusiasmo.
Il caos è quella cosa che ti fa ripartire e creare nuovi progetti, ed è quello il momento in cui ti sentì vivo, pieno di speranza, di aspettative, di programmi.
Non sarò io a chiarire questo punto, ma sono certa che il caos per me è stato sempre il motore di tutto.
Poche volte mi sono fermate e le ricordo tutte con una sensazione di comodità mista angoscia, quella sensazione che non ti fa uscire da una realtà nella quale, seppure aggrappandoti ad essa, in essa stai affondando. La stessa sensazione che ti fa aprire troppe volte lo sportello del frigo.
Oggi sono andata a raccogliere le erbe aromatiche nell’orto, guardavo la mia amata montagna e pensavo che se non avessi nuove aspettative, se non sapessi che a breve il caos sarà ancora parte della mia vita, forse sentirei di nuovo di soffocare, lentamente come diceva qualcuno.