Crostata (prato)

Crostata (prato)

È una settimana forse che mi trovo in questi boschi.
Di illusioni, di paure e di silenzi che ogni giorno travolgono la mia mente e il mio corpo, ce ne sono stati tanti, anzi troppi.
Appena arrivata, ho parcheggiato la macchina, mi sono guardata intorno e ho respirato profondamente l’aria e le sensazioni che questa nuova natura, sconosciuta, temibile e grandiosa, mi dava. Ho sentito presto di dovermi adattare ad essa: dal suono grave che emanano i cervi di notte, il canto di uccelli completamente diverso da quelli che io conosco, una natura selvaggia nella quale mi sono subito addentrata… forse solo il primo giorno. Sono stata travolta da tanti stati d’animo diversi, da paura, da timore, da gioia e anche da una pace che ti paralizza il corpo e da libero sfogo alla mente.
Ho voluto informarmi e cercare le radici, ho letto di fauna, flora, di magia, di come curarsi e cucinare con le erbe, di streghe che vivevano ai bordi del bosco. Ho sentito di non possedere più nulla.
Ho letto racconti sul bosco a mia figlia, ho sulle gambe il mio libro che parla di un lutto, di funghi e di rinascita… e forse nulla succede per caso, neanche in questo caso.
Oggi ho deciso di dare spazio a me stessa per un attimo, per ritrovare, seppure per un momento breve, un equilibrio, il mio equilibrio. Così, in questa mio nuova tana nel bosco, ho fatto il mio primo dolce. Senza bilance, con una bottiglia al posto del matterello, musica dei boschi e silenzio nella mia mente.

Io e Uma

Io e Uma

ASSENZA
Dicono che a volte basta solo la presenza. Non serve dire o fare altro. Sii presente per chi ne ha bisogno.
ASSENZA
Non importa se il tuo pensiero è li, se ogni tua azione e movimento è mosso da quel pensiero, se la tua mente è totalmente presente al punto da immobilizzarti e renderti assente.
PRESENZA
Ho pensato tanto a cosa significa “esserci”. Non è qualcosa che devi fare perché è la cosa migliore da fare. Essa è quotidianità. Essa è naturale. Essa appartiene all’amore e alla fiducia.
PRESENZA
Non faccio nulla per dimostrare di esserci. Io sono con te sempre e per sempre.
Io sono qui per te senza deciderlo.
Io sono te e il tuo dolore è il mio dolore.
La tua gioia, la mia.
Un giorno chiesi: cosa dovrei fare?
Mi risposero: esserci.
Mi resi conto di quanto è difficile inserirsi nell’assenza. Occupai un angolo in una stanza vuota e mi si notò subito mettendomi a disagio.
La mia presenza non dovrebbe essere richiesta. La presenza non è qualcosa da pretendere.
Io sono con te in un campo fiorito dove ogni respiro è presenza, dove ogni odore è vita, dove non esiste la paura di essere lasciati soli. Non avrai mai bisogno di chiedermelo. Noi siamo parte di tutto.
Forse è questo l ‘amore? L’amicizia? La famiglia?
ASSENZA, un portone chiuso da troppo tempo.

ghirlanda

ghirlanda

La verità è non ho mai saputo il reale motivo per il quale iniziai a fotografare il cibo.
Era qualcosa che fino ad allora non aveva una valenza emotiva, ma solo nutritiva, di gusto o così, un po’ a caso.
Ho iniziato a pensare a quel che mi ritrovavo nel piatto quando, andata via di casa, dopo mesi di pasta, pizza e patate, qualcosa nella mio corpo e soprattutto nella mia mente, iniziò a cambiare.
Iniziai ad avere nostalgia del cibo. Nostalgia delle verdure dell’orto, dei piatti che preparava mia nonna, degli gnocchi fatti in casa che portava mia zia. Mi mancavano persino quelle zuppe amare di erbe selvatiche che preparava mio padre.
Il cibo era diventato sentimento? Era diventato conforto? Non vedevo l’ora di tornare a casa per essere coccolata, e come? Con una bella zuppa di verdure e legumi.
Quando iniziai a comprendere che non dovevo farmi tutti quei chilometri per appagare quella mancanza, iniziai a riproporre io le mie ricette del cuore e a creare il mio cibo emotivo. Esso rispettava le mie idee, la mia etica, riscopriva aromi nuovi, ingredienti locali lontani da quelli a cui ero abituata ma parte del mio presente.
Cucinare divenne, e lo è tutt’ora, quel tempo per me in cui ritrovo la pace, il mio non luogo, il tempo in cui ovunque io mi trova, ritorno a casa, quella casa che non è fatta di mattoni, ma di emozioni. … e ieri sera avevo davvero bisogno di ritrovarmi lì.
Ghirlanda al burro di mandorle e cannella
Ingredienti
100g acqua calda
10gr lievito di birra
100g di latte vegetale
450g farina di farro
80gr zucchero di canna grezzo
70gr di olio di oliva
1 cucchiaino di cannella
Ingredienti per il ripieno:
⠀⠀
2 cucchiai di burro di mandorle
5-6 cucchiai di sciroppo d’acero
2 cucchiai di cannella
3-4 cucchiai di granella di mandorle
Procedimento:
Innanzitutto sciogli il lievito in acqua tiepida e aggiungi un pizzico di zucchero. Lascia da parte per almeno 10minuti.
Prepara una terrina mettendo all’interno la farina, lo zucchero, la cannella e un pizzico di sale. Versate il lievito, l’olio e il latte sulla farina. Adesso con tanta pazienza lavora l’impasto con le mani finché non si stacca dalla parete del contenitore e dalle mani.

Deve risultare morbidissimo.
Ricopri con un telo l’impasto e lascialo lievitare in forno spento, con la luce accesa per almeno 1 ora.
Nel frattempo prepara il ripieno, mescolando il burro di mandorle con la cannella e lo sciroppo.
Riprendi l’impasto, ormai raddoppiato di volume, e con un mattarello stendilo. Forma un rettangolo di 1 cm di spessore e stendi sopra la crema al burro.
A questo punto taglia 6 strisce di pasta di circa 3 cm di larghezza e riponila una sull altra lasciandone 3 rimanenti. Forma una treccia e richiudila alla base.
Rimetti in forno spento (caldo) per un’altra mezz’ora e poi cuoci a 180gradi per 40-45 minuti.
Verso fine cottura spennella la superfice con sciroppo d’acero mescolato con acqua.

flower

flower

Ho vissuto settimane in cui mi sentivo in una bolla, ascoltando suoni ovattati e guardando il mondo con occhi lucidi. Tutto mi è parso sbagliato. Le persone a cui ho dato tanta fiducia, coloro in cui ho creduto, le mie solite c. di aspettativa stravolte. Cerco quel che sento manchi nella mia vita fuori dalla mia realtà, cerco le risposte in parole sconosciute e rinnego quel che mi sta intorno.
Come se lì fuori qualcuno o qualcosa possa salvarmi. Tutto quello che ho creato l’ho fatto da sola. Tutto ciò che immagino, realizzo e sogno non lo condivido con chi mi sta accanto. Come se avessi paura di sentirmi dire quello che non voglio ascoltare. Eppure ciò che rimane è quello che c è sempre stato. Perché alla fine, nonostante il tempo, nonostante il cambiamento, nonostante la lontananza, quelli a cui da bambina hai voluto bene, restano.
E finalmente lo sguardo è più lucido, l’udito armonico e il presente più leggero

occhietti

occhietti

“Non ti preoccupare, il senso di colpa è amico di tutte le mamme” così un giorno mi scrive un’amica quando ho iniziato ad esporre i miei dubbi sulla vita, sulle scelte sui percorsi da intraprendere.
Eppure eccoli lì i sensi di colpa perché magari ti manca questo o quest altro, perché vorresti che le cose andassero in un modo e poi invece vanno in tutt altro. Perché vorresti darle l’anima, che sia felice ogni giorno della sua vita, che si guardasse indietro ricordando i momenti belli della sua infanzia.
Eppure spesso mi sembra di sbagliare, di non fare abbastanza e il confronto mi deprime. Apro queste pagine e sembra per tutti semplice, famiglie perfette, viaggi incredibili, bambini che hanno una vita assurda che neanche nei film ho mai visto.
Direte Instagram è finzione e posso darvi ragione perché ne so qualcosa.
Ma i sensi di colpa sono reali, e li provo in ogni abbraccio, in ogni bacio e in ogni “ti voglio bene per sempre per sempre mamma”, perché l ‘unica certezza che ho è che avrò sempre troppo amore da darle.
Sarà abbastanza?

torta ai cachi

torta ai cachi

Sono giorni strani questi.
Siamo tornate un po’ a casa e quel persistente mal di testa che mi ha accompagnato le ultime settimane è improvvisamente svanito.
Non so qual è il motivo reale che non mi fa stare troppo lontano dalle mie montagne. Sarà l’aria così fresca e pura da entrarti nei polmoni e farti rinascere ad ogni respiro? La genuinità della gente del luogo, il metterci ore quando si passeggia perché devi fermarti a parlare con ogni vecchietta incontrata per strada. Sarà l’ odore? Odore di legna, di terra e di alberi da frutta. Saranno i colori? Sarà l’autunno? Sarà che arrivi ad un momento della vita in cui ti rendi conto che ciò che conta realmente non è trovare quella vita ideale, il lavoro ideale, i viaggi e i vestiti, ma l’ affetto? Ci si può affezionare ad una quotidianità fatta di persone che hai sempre ritenuta diverse da te, ma che in fondo in fondo sono uguali a te perché figlie delle stesse montagne?
Si dice che il desiderio non è quello che si pronuncia, ma esso è quello che il tuo inconscio esprime. E lo esprime così forte che anche se tu credi di combatterlo, come una calamita ritorni al pensiero originale, magari perché qualcuno ha bisogno di te, magari perché tu hai bisogno di lei o davvero è quella la tua vera essenza.
E così mentre passeggio per le stradine di questa cittadina, mi fermo e vedo un bellissimo albero di cachi. Chiedo alla signora seduta su una sedia lì davanti se posso prenderli ed è così che nasce questa ricetta… e anche se non gliel’ho consegnato direttamente, so che la torta che le ho lasciato creerà un’altra oretta di chiacchierate durante le mie lunghissime passeggiate.

 

INGREDIENTI
•60 g di farina di castagne
•150g di farina 0
•200g di cachi (polpa frullata)
•100g di acqua
•80 g cioccolato fondente
•20g cacao
•1\2 bustina di lievito in polvere
•60g di olio di semi
•50g di zucchero di cocco canna)
•1 cucchiaino di cannella

PROCEDURA
Innanzitutto frullare i cachi.
Versare il frullato in una ciotola.
Versare all’interno le farina aiutandosi con il setaccio. Mescolare e aggiungere mano a mano cacao, lievito, zucchero, cannella, olio ( sciolto a bagnomaria) e acqua.
Sciogliere a bagnomaria anche il cioccolato e versarlo all’interno dell’impasto.
Preriscaldare il forno a 180 gradi.
Versare l’impasto in una teglia a cerniera di circa 18 cm.
Cuocere per 25-30minuti.
Togliere dal forno e aspettare che affondi.
Lasciar raffreddare.
Infine spolverare con cacao.