Questo scatto definisce pienamente quel che è parte delle mie giornate in questo ultimo mese di questa primavera gelida. Io che sono concentrata nel set con il timer del forno di sottofondo.
Un po’ ringrazio questo tempo per darmi la possibilità di accenderlo, il forno, e godere dell’atmosfera quasi autunnale a cui la situazione e persino i miei dolci si prestano. Un po’ ringrazio anche perché amo passeggiare nei sentieri dei boschi e osservare, sempre affascinata, le cime delle montagne avvolte dalle nuvole e, ancora un po’ ringrazio, per come lo sto vivendo.
Nel corso degli anni, forse gli ultimi 16, da quando sono fuggita da questi posti, ho imparato ad apprezzare quel che per me prima era una restrizione. Decidere di trasferirmi per l’ennesima volta qui, lasciando la metropoli, il lavoro fisso e la sicurezza economica, è stato come sempre, un nuovo azzardo. Spesso penso che tante volte avrei solo dovuto stringere i denti e fare quel che è il mio dovere. Il modo giusto di stare al mondo.
Non sempre è facile, ma oggi passeggiare lungo il fiume, affondare con tutto lo stivale nel fango per correre nel campo di papaveri e raccogliere le rose selvatiche per farci un infuso, mi ha illuminato di nuovo la mente con un nuovo pensiero. Sarà banale ma io so che, forse non domani, forse non 16 anni fa, ma oggi, quel profumo di rose che usciva dalla cucina, era tutto ciò di cui avevo bisogno.