Ieri mi è stata fatta un’osservazione , una cosa alla quale io non ho fatto caso, qualcosa di banale ai miei occhi ma che forse così banale non era.
Prima però dovrei spiegare quel che è il mio carattere e cosa ho deciso di mettere da parte nella vita per portare avanti la mia battaglia.
Un po’ perché sono molto solitaria, un po’ perché non amo le feste comandate, un po’ perché ho sempre voluto distinguermi da tutta la mia famiglia, se volessi ribellarmi, ma oltre a ribellarmi nel sociale, mi ribellavo contro di loro, le mie scelte sull’alimentazione negli anni mi hanno fatto allontanare completamente da tutti per non affrontare quelle domande fastidiose, per non ritrovarmi in conversazioni spiacevoli. E mi allontanavo in realtà perché io volevo contornarmi di un mondo uguale al mio.
Devo dire che non mi dava fastidio troppo sapere di essere etichettata come quella diversa, perché io ho sempre trovato romantico distinguersi. Mi distinguevo perché io avevo delle idee, perché avevo un opinione allora socialmente non accettabile. Era romantico perché ci riunivamo, perché creavamo associazioni, perché le decisioni a tavolino diventavano azioni reali. Era romantico perché non mi conformavo al sociale, non mi conformavo al conformismo. Non mi conformavo a loro.
Ieri mi è stata fatta un’osservazione e io sono rimasta basita. Mi è stato detto: è bello vedervi tutti insieme perché insieme siete una famiglia unita. E non per le conversazioni, neanche nel momento in cui hai fatto piangere tutti, ma quando mangiavate le noci.
Le noci?
Si uno le sbucciava, l’altra le passava, uno le mangiava e le sbucciava per qualcun altro. Tutto in modo così naturale come se ogni giorno degli ultimi 20 anni l’aveste passato insieme eppure…
Eppure era il mio compleanno e il mondo che ho voluto creare uguale a me è lì fuori da qualche parte, e accanto a me loro.