“Usciva sempre quando pioveva. Non vedeva l’ora di incontrare i ricordi.“
Da piccola ho sempre amato la pioggia perché per andare a scuola dovevo mettermi galosce e impermeabile e ad ogni pozzanghera inventavo un nuovo gioco che mi faceva arrivare completamente bagnata, ma sapevo di essere ben protetta e che varcata la soglia sarei stata avvolta dal calore di quelle aule. Adoravo la pioggia perché non mi spaventava. Essa era mia amica.
Andando a vivere dai miei nonni imparai che la pioggia non era solo mia amica e compagna di divertimenti, ma anche amica di mio nonno che visti i mesi di siccità che hanno sempre fatto parte di queste zone, pregava affinché lei arrivasse e facesse crescere tutte le nostre coltivazioni.
Adolescente adoravo la pioggia perché nella mia nuova camera in soffitta, l’ascoltavo battere forte e io mi sentivo protetta nel calore delle mie coperte.
Ma cosa è successo?
Perché oggi ne ho timore?
Perché ad ogni goccia si infonde in me quell’ansia, ansia perché dalle nostre montagne cadono pietre, ansia per i paesini isolati, ansia per l’acqua che non viene più assorbita dal terreno, ansia per le nostre coltivazioni, ansia sopratutto ansia solo per il pensiero verso coloro che hanno visto perdere tutto.
Sento che potrei trovarmi io per quella strada, che quello stesso tetto dove sono adesso potrebbe non reggere. Sento che lei è sempre mia amica, ma qualcun altro lì fuori non lo è.
E sotto le lenzuola calde risento la felicità di mio nonno quando osservava quella terra secca dissetarsi.
Lui che oggi non la riconoscerebbe vedendo le sue piante galleggiare.
Salviamo il bello che rimane. Esso è nel pensiero.
Troppe sono domande, tante quelle risposte scontate.
Oggi con questo cavolo nero preparerò uno dei suoi piatti preferiti. .