gelato-ok
There is a pleasure in the pathless woods,
There is a rapture on the lonely shore,
There is society, where none intrudes,
By the deep sea, and music in its roar:
I love not man the less, but Nature more.
-George Gordon Byron

Ecco, leggendo questa frase a molti di voi verrà in mente “Into the wild”. 

Persa nelle spendide immagini del film mi è venuto un senso di angoscia, come se mi stessi perdendo qualcosa, come se mi stessi perdendo la vita. Non sono felice di quel che mi circonda, non sono felice di quel che sono, vorrei potermi svegliare e dire: sto bene, sono in pace con me stessa. Ma forse non è la tranquillità, la sicurezza economica quella a cui devo aspirare, ma il vivere ogni giorno qualcosa di nuovo, poiché forse”l’essenza dello spirito dell’uomo sta nelle nuove esperienze”? E’ vero che la società ci soffoca e ci soffoca a tal punto da decidere per noi come è giusto comportarci, come bisogna vivere e la strada da seguire. Siamo così abituati a queste regole che uscirne fuori, stravolgerle, non farci più parte ci spaventa. Ma la verità è che siamo talmente sotto controllo che neanche possiamo azzardarci a fare un passo del genere. Se penso alla società malata in cui viviamo penso ad una società che sfrutta, ammazza, ingabbia, schiavizza, odia, una società dove ognuno cerca di calpestrare l’altro per farsi strada, dove non importa se la tua gioia scaturisce dalla sofferenza di qualcuno, dove l’individuo, l’io è al primo posto. Siamo schiavi di questa società, siamo schiavi di noi stessi.
Viviamo, ci muoviamo, lavoriamo per sopravvivere, per crescere la famiglia, per contribuire a far funzionare il sistema. “Lavoriamo per comprarci la macchina per andare a lavoro” . Cosa sto cercando allora? Il posto fisso? Un modo per avere i soldi per andare al supermercato e con questi soldi potermi comprare la verdura e la frutta che forse stando a casa avrei potuto raccogliere nel mio terreno che è li a fare frutti mangiati dai passeri. Se ho bisogno di mangiare posso sempre dividere il pasto con loro. Ma cosa cerco in realtà? Un posto in questa società? Comprarmi dei vestiti, un telefono, il computer, avere una casa in affitto, una macchina e tutto questo dovrebbe attenuare questo senso di angoscia? Tutto questo ci controlla,ci smuove come pedine, ci fa sentire sicuri e protetti da quel che c’è fuori, dall’ignoto, da ciò che ci spaventa, non facendoci rendere conto che in realtà  l’inquietudine è proprio dentro la nostra bella palla di vetro.
Bene, dopo questi amari pensieri mattutini addolciamoci con un bel gelato alle nocciole.
Ingredienti
300 ml di latte di riso
3C di malto di riso
3C burro di nocciole (crema 100% nocciole)
1C di olio di nocciole (l’olio formatosi nella crema)
1cc di farina di semi di carruba
Ingredienti per il topping:
1C di malto di riso
1cc di polvere di carruba
Procedimento per il gelato:
Sciogliere il cucchiaino di farina di semi di carrube in un pò di latte di riso. Scaldare sul fuoco aggiungendo a filo il resto del latte, mescolando continuamente. Portare a bollore e aggiungere il malto. Spegnere e lasciare raffreddare. Aggiungere l’olio e il burro di nocciole. Versare il gelato in un contenitore adatto e riporre in freezer. Dopo un paio d’ore il gelato è pronto.
Concludo con un’altra frase di Christopher Johnson McCandless, che non centra molto con tutto il mio sproloquio, ma che é cosi semplice, ma allo stesso tempo cosi significativa che vale la pena rifletterci e che, come dice una mia amica, è la forza che ci spinge a voler condividere tutto anche solo virtualmente..
“happiness is real when shared” 
Buon fine settimana.
Ps: Si, mi è piaciuto il film. 🙂